venerdì 17 settembre 2010

A voi la parola... sul blog!


Cari ragazzi,

come anticipato in questi giorni in classe, vi propongo di riflettere sull'attività di analisi e commento dei libri attraverso il blog, che quest'estate abbiamo sperimentato.


Chiedo a CIASCUNO di voi di scrivere un post su come ha vissuto e ha trovato questa nuova esperienza di discussione online, sui punti di forza e di criticità nell'uso del blog, sull'utilità o meno di questo strumento, sulla capacità di questa attività di stimolarlo/a alla lettura e alla scrittura...


Sono solo spunti per agevolarvi nell'intervento, ma sono sicura che ormai, esperti come siete, non ci sarà nessun tipo di problema!

Vi ricordo di esprimervi sempre in totale libertà. I vostri post saranno preziosi per me e per tutti noi, per fare il punto su questa nuova modalità e per decidere come proseguire in futuro.


Buona riflessione, buona verifica, buona scrittura!


Elisa Carrà

domenica 12 settembre 2010

... In fondo alla notte



" In questo paesaggio che ho cercato di descrivere e che oggi- come spesso capita- è nebbioso, c'è sepolta una storia: una grande storia, d'una ragazza che visse tra il 1590 e il 1610 e che si chiamò Antonia, e delle persone che furono vive insieme a lei, negli anni stessi in cui lei fu viva, e che lei conobbe; di quell'epoca e di questi luoghi.

Già da tempo mi proponevo di riportare quella storia alla luce, raccontandola, tirandola fuori dal nulla come il sole d'aprile fa venire fuori la cartolina della pianura e il Monte Rosa, e avevo anche pensato di raccontare questi luoghi, e il mondo dove Antonia era vissuta: ma poi sempre mi dissuadevano la distanza di quel mondo dal nostro e l'oblio che l'avvolge.

[...] Mi chiedevo: cosa mai può aiutarci a capire del presente, che già non sia nel presente? Poi, ho capito...

Guardando questo paesaggio, e questo nulla, ho capito che nel presente non c'è niente che meriti d'essere raccontato. Il presente è rumore: milioni, miliardi di voci che gridano, tutte insieme in tutte le lingue e cercando di sopraffarsi l'una con l'altra, la parola "io". Io, io, io... Per cercare le chiavi del presente, e per capirlo, bisogna uscire dal rumore: andare in fondo alla notte, o in fondo al nulla; magari laggiù, un po' a sinistra e un po' oltre il secondo cavalcavia, sotto il "macigno bianco" che oggi non si vede. Nel villaggio fantasma di Zardino, nella storia di Antonia. E così ho fatto."
Sebastiano Vassalli, La chimera, Prefazione


Per discutere di quest'ultimo libro, su suggerimento di Daniele, ma anche per variare la modalità di avvio, non vi propongo una traccia precisa di discussione.
Lancio solo una provocazione, per tentare, a lettura conclusa, di riprendere la domanda di Vassalli espressa nella Prefazione, sopra riportata, e per riannodare i fili:

Che cosa della storia di Antonia, del villaggio fantasma di Zardino e di quanto in esso accade, può aiutarci a capire il presente?

A voi, provando per qualche minuto ad uscire dal rumore, andando in fondo alla notte dell'animo di ciascuno, l'occasione di esprimere in libertà pensieri, suggestioni, emozioni, riflessioni che la storia di Antonia vi ha suggerito...

Un'immagine inafferrabile e lontana...Una chimera!


"Dalle finestre di questa casa si vede il nulla. Soprattutto d'inverno: le montagne scompaiono, il cielo e la pianura diventano un tutto indistinto, l'autostrada non c'è più, non c'è più niente. Nelle mattine d'estate, e nelle sere d'autunno, il nulla invece è una pianura vaporante, con qualche albero qua e là e un'autostrada che affiora dalla nebbia per scavalcare altre due strade, due volte: laggiù, su quei cavalcavia, si muovono piccole automobili, e camion non più grandi dei modellini esposti nelle vetrine dei negozi dei giocattoli. Capita anche di tanto in tanto- diciamo venti, trenta volte in un anno- che il nulla si trasformi in un paesaggio nitidissimo, in una cartolina dai colori scintillanti; ciò si verifica soprattutto in primavera, quando il cielo è blu come l'acqua delle risaie in cui si rispecchia, l'autostrada è così vicina che sembra di poterla toccare e le Alpi, cariche di neve stanno là, in un certo modo che ti si allarga il cuore solamente a guardarle. Si vede allora un orizzonte molto vasto, di decine e di centinaia di chilometri; [...] un crocevia di vite, di storie, di destini, di sogni; un palcoscenico grande come un'intera regione, sopra cui si rappresentano, da sempre, le vicende e le gesta dei viventi in questa parte di mondo. Un'illusione...


Davanti a queste finestre, a questo nulla, mi è accaduto spesso di pensare a Zardino: che fu un villaggio, come quegli altri che si vedono laggiù, un po' a sinistra e un po' oltre il secondo cavalcavia; sotto la montagna più grande e più imponente di questa parte d'Europa, il Monte Rosa. Nelle giornate -cartolina, il paesaggio di questi luoghi è dominato ed è anche fortemente caratterizzato dalla presenza di quella montagna di granito e di ghiaccio che si innalza sui picchi circostanti quanto quelli sulla pianura: "un macigno bianco"-così lo descriva all'inizio del secolo il mio babbo matto, il poeta Dino Campana [...]. Campana era arrivato a Novara una sera di settembre, in treno, senza vedere niente perchè fuori era già buio e la mattina del giorno successivo, attraverso le inferriate di un carcere gli era apparso il Monte Rosa "in un cielo bianco di picchi/ che corrono": un'immagine inafferrabile e lontana come quell'amore che lui allora stava inseguendo e che non avrebbe mai raggiunto, perchè non esisteva... Una chimera!"


Così Sebastiano Vassalli scrive ne la Prefazione de La chimera.
Parole da leggere non solo con la mente, ma anche con il cuore, dando ali all'immaginazione, provando ad immaginare il paesaggio descritto, il villaggio di Zardino, il Monte Rosa di granito e di ghiaccio che si innalza sui picchi circostanti e sulla pianura, sperimentando l'inafferrabilità delle immagini, il loro essere illusione e chimera, per predisporsi ad accogliere la storia, ambientata nel 1600, di una giovane donna, di Antonia...





Al via... l'ultimo libro!


Cari ragazzi,

mentre, immagino, assaporiate l'ultima domenica prima dell'inizio della scuola, vi raggiungo per aprire la discussione dell'ultimo libro.
Visto che era la prima volta che sperimentavamo questa modalità di dialogo e di lavoro (il blog, intendo), visto che qualcuno si è messo in moto solo nell'ultimo periodo, visto che parecchi avevano materie da recuperare, vi propongo, anche per dare respiro alle singole discussioni, di prorogare di una settimana il commento a La Chimera.

Dunque avrete tempo fino a domenica 19 Settembre, (termine ultimo) per intervenire sul romanzo di Vassalli, come anche sugli altri libri, se ancora non l'avete fatto.


Ricordo a tutti che l'attività di scrittura sui romanzi, assegnata per l'estate, a partire dagli interventi, vostri e dei compagni, sul blog, andrà consegnato lunedì 20 Settembre 2010.


Buona domenica e a prestissimo, ormai :-)


Elisa Carrà

lunedì 6 settembre 2010

Ignazio Silone


Per conoscere la vita di Ignazio Silone, consiglio di collegarsi a uno dei seguenti siti:








http://www.ghettodei/ lettori.blogspot.com


Buona lettura!



Credi all'innocenza di Luca...?


Cari ragazzi,

spero proprio che il quarto libro dell'estate, Il segreto di Luca di Ignazio Silone, vi abbia catturato, come ogni giallo che si rispetti.


Per discutere del libro, vi propongo tre spunti:


- un'analisi del personaggio di Luca Sabatini: cosa vive Luca nel suo animo nel corso di tutta la vicenda, così come viene ricostruita?


- un'analisi degli altri personaggi del romanzo: Chi sono e come sono?


- un'analisi dei motivi e dei temi del libro, in particolare di quello della giustizia


A voi la parola! Vi aspetto, come sempre, numerosi e vivaci!


A presto


Elisa Carrà

Un segreto da scoprire, il segreto di Luca...


Pubblicato nel 1956, Il Segreto di Luca appartiene alla produzione narrativa di Ignazio Silone, successiva al suo ritiro dalla vita politica. Ambientato in terra d’Abruzzo, il romanzo introduce il tema dell’amore, estraneo ai romanzi precedenti dell’autore.

Luca Sabatini, ex ergastolano fa ritorno al suo paese d’origine, ove è accolto con diffidenza e disprezzo dai suoi concittadini. Non gli viene perdonato di essere stato la causa della rovina di Cisterna dei Marsi e di non essersi difeso in tribunale. In quell’occasione, infatti, Luca non riuscì a trovare un alibi per la sera dell’omicidio, non volendo confessare dove avesse trascorso quella notte.
Sarà Andrea Cipriani, un esponente di partito in visita temporanea a Cisterna, a indagare sulla vita di Luca e a lottare contro l’omertà e l’ostilità dei cittadini, per riuscire a carpire quel segreto che Luca aveva preferito non rivelare anche a costo della sua libertà.

Un romanzo che ha le sembianze di un thriller, ma che poi si rivela essere una toccante e struggente storia di un amore impossibile.
L’opera si innesta sulle tematiche care all’autore, ma sviluppa un discorso più intimo rispetto ai precedenti romanzi: l’ipocrisia, l’ignoranza, l’ingiustizia, l’oppressione, l’emarginazione, ma soprattutto la rassegnazione alla sottomissione da parte della povera gente...

La verità è assai spesso inverosimile... Al via il quarto libro!


Cari ragazzi,
vi seguo sempre con molto interesse e passione! Sono contenta che altri siano intervenuti, contribuendo ad arricchire i commenti sui libri. Attendo ancora Vladi, Marco, Carlo, Alice, Luca, Diego, Michele, Daniele, Claudio, Francesco Z. e qualche altro che non si è mai fatto sentire o è intervenuto solo a proposito di un libro.

Ho saputo che qualcuno ha trovato difficoltà a postare i suoi commenti. Se proprio non riuscite, inviatemeli tramite posta elettronica, poi procedo io a inserirli, come ho fatto per Camilla.

Buoni ultimi giorni di vacanza :-)

Elisa Carrà

lunedì 30 agosto 2010

Benvenuta Camilla!

Cari ragazzi,
diamo il benvenuto a Camilla, nuova compagna della IVE, che da settembre comincerà il suo percorso al Liceo Curiel, insieme a tutti voi e noi.

Camilla si è già inserita nell'attività di lettura e scrittura assegnata alla classe, sta leggendo i libri, ma non riesce a...entrare nel blog! Speriamo che i problemi tecnici si risolvano presto, così cominciamo a dialogare anche con lei e a conoscerla.

Intanto, Camilla, ti auguriamo buon anno e buon ingresso in IVE.

Elisa Carrà

mercoledì 25 agosto 2010

E’ che tutti vivono così, come se da un’ora all’altra dovesse arrivare qualcuno…


Cari ragazzi, per discutere e parlare di Barnabo delle montagne, vi propongo di soffermarvi in particolare su questi tre aspetti:

1. Quali tratti, sentimenti, pensieri caratterizzano Barnabo dall’inizio alla fine della vicenda?E, in particolare, quale trasformazione avviene nel suo animo dal soggiorno a valle fino all’episodio finale?

2. “Barnabo è il primo tra i personaggi di Buzzati a provare il sentimento dell’attesa, a spiare nelle lunghe giornate, la luce che sorge e scolora sulle montagne, a sperimentare cosa significhi attendere, non tanto un cosa o un chi, semplicemente attendere. Ed è ancora Barnabo a inaugurare l’esperienza del tempo come strano regista della vita, con i suoi segni discreti, leggeri e sbadati, ma irrevocabili”. Dalla quarta di copertina, Barnabo delle montagne, Ed.Oscar Mondadori, 1979.
Sollecitati da queste parole, provate ad analizzare come si sviluppa nel romanzo questa particolare percezione del tempo, tipicamente buzzatiana, del tempo come attesa. In particolare, provate a individuare le frasi, i passaggi, i punti del libro dove il senso del tempo come attesa si fa più evidente.

3. I luoghi nel romanzo. Come viene descritto il paesaggio? Quali sono, a vostro parere, le descrizioni più suggestive? C’è corrispondenza tra paesaggio/natura e stati d’animo dei personaggi, del protagonista?

Vi aspetto numerosi e vivaci!

Elisa Carrà

Fisso verso le crode che si accavallavano nel cielo...


Mentre scrivo ha la fortuna di trovarmi tra le Dolomiti bellunesi, terra e paesaggio amati e descritti da Buzzati, sfondo di quasi tutti i suoi romanzi e racconti. Ho voluto proprio qui rileggermi per l’ennesima volta Barnabo delle montagne. L’effetto è stato molto diverso da altre volte, da altre letture.

Per quanto conoscessi la trama, ho sentito dentro, come non mai, il romanzo. Camminando tra i sentieri, inerpicandomi tra le rocce, scendendo dai ghiaioni, mettendomi in ascolto del silenzio e delle voci dei boschi, del suono del vento, contemplando il cielo, stupendomi della bellezza e della grandezza delle montagne, anch’io con lo sguardo fisso verso le crode che si accavallano in cielo, ho rivissuto in prima persona la storia di Barnabo.

Giovane guardiaboschi, incaricato insieme ad altri di custodire la polveriera e di sventare gli attacchi dei briganti che già hanno ucciso il capoguardia Antonio del Colle, egli vive un giorno un momento di paura, diserta il confronto e abbandona il luogo della sparatoria. Nessuno può esimerlo da una pesante punizione: dovrà lasciare, disonorato, l’incarico di guardiaboschi e le sue montagne. Inizia per Barnabo una fase nuova, faticosa della vita: ospite da un cugino, in valle, si adatta al lavoro del contadino, ma nel cuore vive un forte rimpianto per i luoghi lasciati e un peso per la viltà commessa. Eppure, proprio in quegli anni, in quella lontananza forzata, in compagnia della cornacchia che lo ha seguito dalle alte crode fino a valle, Barnabo vive una trasformazione interiore, una sorta di ricomposizione della coscienza. E quando L’amico Berton gli propone di tornare alla casa dei Marden dai vecchi compagni, Barnabo riparte, con la speranza di ritrovare lavoro e riabilitarsi agli occhi dei colleghi. Accetta di fermarsi da solo a custodire la polveriera, sopporta pure un pesante scherzo dei compagni, ma soprattutto attende… Attende i banditi, attende l’ora del riscatto per sé e agli occhi degli altri. Ma quando essi finalmente arrivano...

Primo romanzo dello scrittore, pubblicato nel 1933, già contiene tutti i temi della successiva produzione: il senso del tempo che scorre e che pure sembra lasciare immutata ogni cosa, il sentimento dell’attesa, il paesaggio che vive, la partecipazione della natura, l’ascolto del cuore, il peso della colpa del rimorso, il sentimento del dovere, della paura, dell’errore, l’attesa di un evento che renda grande la vita, il ruolo giocato dal destino e dall’imprevisto…

Attendendo come Barnabo... Al via il terzo libro


Cari ragazzi, agosto sta per finire, ed anche noi ci dobbiamo un po’ affrettare …
Ho atteso più giorni del previsto per aprire la discussione del terzo libro, vedendo che solo pochi tra voi sono intervenuti a commentare "Il Garofano rosso". Immagino siate in vacanza, forse lontani da Padova, forse senza un pc a portata di mano, ma vi confesso che un po’ più di partecipazione me l’aspettavo… Vi seguo ogni giorno, apro il blog sempre con la speranza che qualcuno di nuovo si sia fatto sentire, ma mi ritrovo a constatare che ancora molti mancano all’appello… Eppure mi pare che questa sia un’occasione, non sempre presente a scuola, per esprimersi in libertà, senza timore di giudizi o di voti. Tutti i commenti e gli interventi, purchè vostri e scritti seriamente, sono i benvenuti. Vi ricordo anche, con il sorriso :-), ma ve lo ricordo, che gli interventi sul blog sono preparatori ad un lavoro di scrittura che dovrete consegnare all’inizio della scuola e che terrò conto sia di chi è intervenuto, sia degli elaborati scritti... :-):-):-)

Un caro saluto a tutti e a tutte

Elisa Carrà

martedì 10 agosto 2010

Ben ritrovati!




Ciao ragazzi!

E' un po' che non ci sentiamo... Spero stiate tutti bene e stiate trascorrendo belle vacanze. Io sono stata un po' di giorni in un'isola greca dove non avevo la possibilità di connettermi facilmente, così ne ho apprifittato per staccare ogni tipo di connessione o quasi! Ma vi ho pensato e vi ho accompagnato nelle letture, mentre contemplavo l'azzurro e la trasparenza del mare Egeo o perlustravo qualche sito archeologico...

Ora riprendiamo i nostri contatti. Vorrei tranquillizzare chi mi ha scritto che ce la faremo benissimo a fare la discussione di tutti i libri prima dell'inizio della scuola. Spero che nel frattempo voi siate andati avanti a leggere. Da ieri sera troverete l'avvio della discussione del libro di Vittorini, Il garofano rosso. A fine settimana, aprirò la discussione di Barnabò delle montagne. Mi raccomando, affrettatevi a leggerlo, così il dibattito è più interessante, e intervenite numerosi!

Ne approfitto anche per ringraziare tutti quelli che sono già intervenuti con le loro bellissime considerazioni sul romanzo I cani e i lupi. Avete colto tantissimo del libro. Spero che per tutti, il leggere i post degli altri, sia stato arricchente. Ricordo che la discussione di ogni libro rimane aperta, anche se nei giorni successivi se ne apre un'altra. E raccomando, di nuovo, di firmarsi alla fine dei post. Dagli pseudonimi non è facile risalire all'autore.

Un caro saluto a tutti e a risentirci presto

Elisa Carrà

lunedì 9 agosto 2010

Un giorno mi mandò un garofano rosso chiuso dentro una busta...


Provocati da questa frase delle prime pagine del romanzo, che rinvia al titolo, diamo il via alla discussione del libro.

Qualche stimolo per iniziare:

- Quali sono le tappe più significative del percorso di formazione di Alessio?

- Come si configura nel romanzo lo schema, caro a Vittorini, del viaggio?

- Alessio e la politica. Quali ideali agitano il protagonista, con chi li condivide, cosa riflettono degli ideali politici dello scrittore? Cosa matura Alessio dall’esperienza politica?

- Alessio e l’amore. Come scopre l’amore Alessio? Che differenze caratterizzano la relazione che egli vive con Giovanna e quella con Zobeida?

- Alessio e la scuola. Quale immagine il protagonista e il romanzo lasciano trasparire della scuola, dello studio, degli insegnanti?

- Alessio e gli amici. Chi sono gli amici più significativi della giovinezza di Alessio? Che cosa rappresenta l’amicizia per il protagonista?

- Alessio e la famiglia. Che rapporto vive Alessio con i genitori, con la sorella Menta, con i fratelli?

- In quali passaggi del romanzo vi siete maggiormente riconosciuti?

- E la scrittura? Quali tratti caratterizzano la lingua e lo stile del romanzo?

Cari ragazzi, spero che anche questo libro vi sia piaciuto e sia riuscito a rivelarvi significati, pensieri, emozioni come il precedente.

Aspetto commenti numerosi! Esprimetevi in libertà, senza paura che sia giusto o sbagliato quello che scriverete. Se sono vostre riflessioni, saranno senz'altro interessanti!

...Ma dove sono tutti gli altri che non sono mai intervenuti?

ll garofano rosso: un'attesa di 15 anni


Primo romanzo dello scrittore, Il garofano rosso esce a puntate sulla rivista “Solaria” nel 1933-34, ma viene censurato dal fascismo che nega il permesso di pubblicarlo. Esce in volume nel 1948, a 15 anni di distanza dalla composizione. Interessante la prefazione dell’autore, poi tolta nelle edizioni successive, che spiega la genesi del romanzo e la ritardata edizione, dovuta soprattutto alle continue distrazioni di Vittorini, sempre preso da nuovi interessi.

Ambientato in Sicilia ai tempi del delitto Matteotti, il romanzo presenta un classico percorso di formazione del protagonista. Alessio Mainardi, liceale inquieto e ribelle, vive con intensità la sua prima giovinezza: l’impegno politico, attratto com’è dagli aspetti rivoluzionari e antiborghesi del primo fascismo; l’esperienza sentimentale, attraverso la relazione breve e idealizzata con Giovanna, compagna di scuola, dalla quale riceve come pegno un garofano rosso, e quella più concreta e sensuale con la misteriosa prostituta Zobeida.

Da queste esperienze Alessio uscirà completamente trasformato, avviandosi a compiere i primi passi verso la maturità la libertà interiore.

Chi è Elio Vittorini? II parte

Nei primi anni trenta, la vita di Elio Vittorini è segnata da un nuovo incontro con una figura femminile, la milanese Ginetta, moglie del commediografo Cesare Vico Lodovici, per la quale consolida una forte simpatia che lo porterà alla decisione di stabilirsi da solo a Milano. Tornerà a casa nell’agosto del 1934, per la nascita del secondo figlio, tenuto a battesimo da Montale. Ma la vita dello scrittore è anche segnata dall’impegno politico. Le sue critiche al Regime, apparse sul giornale fascista “Bargello”, gli procurano una denuncia, a cui segue la consegna della tessera al Partito, pur continuando la collaborazione alla rivista con lo pseudonimo di “Abulfede”. Nel 1936 comincia stesura del romanzo “Erica e i suoi fratelli”, rimasto interrotto per la guerra di Spagna e inedito fino al 1954 per lasciare spazio a “Conversazione in Sicilia”, pubblicato con il titolo definitivo da Bompiani nel 1941, considerato unanimemente il capolavoro dello scrittore.

Gli anni ’40 sono segnati dall’avvicinamento ai primi testi marxisti, dal trasferimento con la famiglia a Milano e dalla rottura con la moglie. Nel ’40 comincia il lavoro di preparazione dell’antologia Americana, opera censurata dal fascismo, per cui il volume uscirà nel 1942 con le note critiche di Vittorini quasi del tutto soppresse. Gli anni ‘43-’44 sono molto intensi politicamente: dall’arresto durante una riunione clandestina per un’edizione speciale dell’Unità al carcere, alla lotta nelle file della Resistenza, alla preparazione a Firenze di uno sciopero generale, alla fuga inseguito dalla polizia tedesca, al ritiro in montagna. Qui, nel ’44 scrive Uomini e no.
Finita la guerra, l’impegno partigiano, il fascismo, nel 1945 dirige per alcuni mesi “l’Unità” e pubblica Uomini e no. Dirige anche e collabora al “Politecnico”, contribuendo ad animare il dibattito sul rapporto tra politica e letteratura. Si iscrive al partito comunista, ma i rapporti diventano presto difficili. Nel 1947 esce Il Sempione strizza l’occhio al Frejus e nel 1948 Il garofano rosso, primo romanzo di Vittorini, apparso a puntate sulla rivista “Solaria” nel 1933-34, ma giudicato dalla censura fascista contrario alla “morale e al buon costume”, senza permesso di pubblicazione.

Gli anni ’50 sono caratterizzati dalla scrittura e dalla pubblicazione di nuovi romanzi: Le donne di Messina, la traduzione americana di Conversazione in Sicilia, l’inizio del romanzo La garibaldina, l’inizio di Le città del mondo. Ma sono anche caratterizzati da nuove collaborazioni giornalistiche, come quella con “La Stampa” dove lo scrittore pubblica saggi sulla letteratura americana, e dove ha luogo la polemica con Togliatti. Nel ’57 pubblica con Bompiani Diario in pubblico, raccolta dei suoi saggi critici. Nel ’60 dirige la collana di Mondadori “La Medusa” e nel ’61 si avvicina la mondo del cinema, scrivendo la sceneggiatura del film “Le città del mondo”, mai realizzato.

Gli ultimi anni di vita dello scrittore si svolgono intorno alla rivista “Il menabò”, sulla quale Vittorini affronta la questione del rapporto tra letteratura e industria. Nel 1963 si ammala gravemente. Nonostante la malattia, assume la direzione della collana “Nuovo Politecnico” di Einaudi. Nel 1966 muore a Milano.

Chi è Elio Vittorini? I parte

Operatore culturale e traduttore, “agitatore di idee” e scrittore che non prescinde mai dalla vita”. “ (Introduzione a Il garofano rosso, Ed. Mondadori, 2009, pag.VIII )

Siciliano, nato a Siracusa nel 1908, è primo di 4 fratelli. Figlio di un capostazione, trascorre l’infanzia in piccole stazioni ferroviarie, tornando a Siracusa solo per le vacanze. Di carattere inquieto, desideroso di esplorare il mondo, fugge da casa tredicenne, ripetendo più volte negli anni successivi questa esperienza. Nel 1924 si stabilisce definitivamente nel Nord.

La giovinezza è segnata da un’ansia di ribellione: viene espulso per scarso rendimento dalla scuola tecnica per ragionieri di Siracusa; viene chiamato in questura per la sua amicizia con Alfonso Failla che fa parte di un gruppo di anarchici in lotta contro lo squadrismo fascista; si innamora di Rosa, sorella di Salvatore Quasimodo, con la quale fugge per potersi sposare subito, celebrando il matrimonio nel 1927 e stabilendosi presso il fratello della moglie a Gorizia.

Quegli anni e quelli successivi vedono le prime collaborazioni di Vittorini con alcune riviste: grazie all’amicizia con Curzio Malaparte scrive articoli su “La Stampa”; pubblica sulla “Fiera letteraria” il primo racconto “Ritratto di re Giampiero”; nel 1929 comincia la collaborazione con “Solaria”, rivista nella quale pubblica racconti e recensioni di libri di altri scrittori. La giovinezza è segnata anche dalle letture per Joyce e Kafka e dall’interesse per la narrativa americana. Studia l’inglese e traduce Robinson Crusoe e, successivamente, le opere di Lawrence, Poe, Defoe, Steinbeck e altri. Nel 1929, grazie all’intervento del direttore di “Solaria”, realizza il sogno di vivere a Firenze, dove conta già molti amici e numerose collaborazioni. Nel 1931 inizia la collaborazione al “Bargello” e pubblica il suo primo libro di racconti, “Piccola Borghesia”, mostrando quella spregiudicatezza che caratterizzerà gli scritti e le esperienze successive.
Vittorini segue un percorso da autodidatta, che lo porterà a fondare la sua scrittura, più che sugli studi, sull’esperienza delle cose e del mondo.

Presentazione autore I parte

domenica 11 luglio 2010

Via ai commenti!

Buona domenica di sole, ragazzi! :-)

Allora, perchè non intervenite? So che qualcuno/a ha già finito il libro, per cui può cominciare a dire qualcosa! Forza, senza paura, esprimetevi sul romanzo!

Attendo con ansia i vostri post... :-)

Elisa Carrà

martedì 6 luglio 2010

Per approfondire...

Ciao ragazzi,

mentre raccogliete le idee, vi consiglio di andare a leggere l'intervento su"I cani e i lupi" datato 23 marzo 2008 nel blog:

http://nonsoloproust.splinder.com/ post 23 marzo 2008

Buona lettura!

La parola a voi...

Allora, chi comincia? Qualche spunto per avviare la discussione:

Che impressioni vi sta suscitando il romanzo?

Che pensieri, emozioni vi sta donando?

State cogliendo la struttura binaria del libro? In che cosa, a vostro parere, è più evidente?

Che tratti caratterizzano Harry?

E Ada? Come viene descritta? Come evolve nel corso della storia? Quale consapevolezza matura?

Quali sono i temi del romanzo?

Come è rappresentato l'amore?

Quali passaggi, a vostro parere, sono più significativi?

... e tutto quello che volete condividere!

Forza, attendo i vostri interventi!

I cani e i lupi

Dalla seconda di copertina, ed. Mondadori:

"Le basta vederlo una volta sola, quel bambino ricco, ben vestito, dai riccioli bruni, dai grandi occhi splendenti, che abita nella meravigliosa villa sulla collina e di cui dicono sia un suo lontano cugino, per essere certa che lo amerà per sempre, di un amore assoluto e immedicabile.

A Kiev, la famiglia di Ada abita nella città bassa, quella degli ebrei poveri, e suo padre fa parte della congrega dei maklers, gli intermediari, quegli umili e tenaci individui che si guadagnano da vivere comprando e vendendo di tutto, la seta come il carbone, il tè come le barbabietole.

Fra le due città sembra non esserci altro rapporto che non sia il disprezzo degli uni e l'invidia degli altri. Eppure, allorchè il ragazzino Harry si troverà di fronte la bambina Ada, ne sarà al tempo stesso inorridito e attratto: "come un cagnolino, ben nutrito e curato, che sente nella foresta l'ululato famelico dei lupi, i suoi fratelli selvaggi".

Quando molti anni dopo, a Parigi, il destino li metterà di nuovo l'uno di fronte all'altra, Harry non potrà più indietreggiare, e dovrà fare i conti con quella misteriosa attrazione che Ada esercita su di lui..."

Storia di due città nella città, quella alta e quella bassa, di due razze nella razza, ebrei poveri ed ebrei ricchi, storia d'amore, misterioso e invincibile, ma soprattutto storia di una bambina, poi ragazza, poi donna, forte, consapevole, capace nelle situazioni più faticose, di continuare a coltivare le proprie passioni...
Significative le ultime parole di Ada, alla fine del romanzo: "La pittura, il bambino, il coraggio: con questo si può vivere. Si può vivere più che bene. "

Elementi di ambiguità in Irène Némirovsky

Ciao ragazzi,
riprendiamo il discorso del precedente post, provando a scoprire un po' di più la scrittrice. Perchè ambiguità a proposito di Irène Némirovsky?

Per almeno 3 motivi:

1. Irène era un'intellettuale di origine ebrea, anche se poi convertita al cattolicesimo, eppure nei suoi romanzi è un susseguirsi di ritratti di ambienti in cui gli ebrei non appaiono nella loro luce migliore, anzi sono spesso segnati dall'avarizia, dalla cupidigia, dal disordine sociale e morale, dall'incapacità o non volontà di assimilazione. Così, per esempio, ne I cani e i lupi.

2. Ancora: Irène, russa di nascita, fugge dal suo paese nel momento in cui i bolscevichi prendono il potere. La sua famiglia appartiene alla buona borghesia degli affari, lei riceve un'educazione classica, trascorre le vacanze sulla Costa Azzurra, soggiorna ogni anno a Parigi. E' una "russa bianca", insomma, per la quale l'anticomunismo è un dato acquisito, che Irène respira fin da ragazza.

3. Nel suo decennio letterario, scrive per testate che appartengono alla destra francese. Non è una scrittrice di politica, non si interessa alle ideologie, ma appartiene naturalmente al mondo antiparlamentare, antidemocratico, anticomunista, con qualche simpatia per il fascismo. E' parte, di quel gruppo di ebrei antisemiti esistiti fra le due guerre mondiali.

Siamo di fronte, dunque, ad un destino tragico, perchè la Némirovsky fu, come dire, vittima dei suoi amici, non dei suoi nemici. Non è nazista, Irène, certo no, non potendo sapere quale tragedia politica e morale sarà il nazismo. Non penserà mai di mettersi in salvo, perchè crede di essere già in salvo: fa parte di una nazione, la Francia, che ama e difende i suoi scrittori, è legata da sentimenti di amicizia con intellettuali e politici di prestigio, è con i "vincitori".

Perchè il suo paese dovrebbe abbandonarla, come, invece, fu?

Forse l'attuale interesse di pubblico e di critica verso Irène Némirovsky, può essere spiegato come un tentativo da parte della Francia di risarcimento postumo per una scrittrice che in quel paese, nella sua lingua, nella sua cultura si era identificata, e che da quel paese era stata abbandonata e poi tradita...

domenica 27 giugno 2010

Cominciamo con la Némirovsky... Un caso editoriale

Ciao ragazzi!

Vi propongo di cominciare con Irene Némirovsky. Finchè vi procurate I cani e i lupi e lo leggete, vi presento l'autrice.

Irène Némirovsky fu riscoperta all'improvviso in Francia, dopo essere stata a lungo dimenticata. Nata a Kiev nel 1903, russa di origine ebraica, muore in un campo di concentramento nell'estate del 1942.

Per un caso straordinario, le figlie avevano custodito fino al 2004 una valigia che conteneva la produzione letteraria della madre, dattiloscritti, diari, appunti. Fra essi c'era il manoscritto del romanzo a cui Irène aveva lavorato dal giorno della disfatta bellica della Francia, giugno-luglio 1940, fino al momento in cui i gendarmi francesi si erano recati nella sua casa di campagna e l'avevano portata via. Suite francaise era il titolo scelto, e per quanto nei piani della sua autrice esso prevedesse ancora un volume, relativo a come quel conflitto sarebbe finito, era compiuto nelle due parti che lo componevano. Pubblicato a mezzo secolo di distanza, il romanzo ebbe un successo clamoroso, vinse dei premi, riportò alla ribalta il nome Némirovsky.

Anche in Italia il suo è stato un caso letterario. Pubblicati da Adelphi, l'editore che ne ha comprato i diritti, sono usciti in questi anni oltre a Suite francese, Il ballo, David Golder, Jézabel, Come mosche d'autunno, Il colore del sangue, I doni della vita, e il recentissimo Due. Ogni titolo si è rivelato un successo.

L'anno scorso Adelphi pubblica La Vita di Irène Némirovsky di Olivier Philipponnat e Pastrick Lienhardt, biografia molto ben documentata, grazie alla quale della scrittrice sappiamo ormai tutto, compresa la forte componente autobiografica delle sue opere, una sorta di reinvenzione artistica della sua famiglia, degli ambienti in cui visse, dei suoi gusti, delle sue passioni, dei suoi odi. E tuttavia, in questo saggio, come nel successo che ha finora avvolto quanto è stato pubblicato, resta un elemento di ambiguità, difficile da sciogliere...

Al prossimo post...

I libri dell'estate 2010

Ciao ragazzi!

Come state? Vi state rilassando in qualche ameno posto o nella solita, ma sempre affascinante Padova?

Vi ricordo che i libri che ci accompagneranno quest'estate, oltre a tutti gli altri che vorrete leggere, sono:

Irène Némirovsky, I cani e i Lupi
Elio Vittorini, Il garofano rosso
Dino Buzzati, Barnabo delle montagne
Ignazio Silone, Il segreto di Luca
Sebastiano Vassalli, La chimera

A chi ha ancora voglia di leggere: Elsa Morante, L'sola di Arturo

Ve li siete procurati in libreria, in biblioteca, da parenti, amici, ecc, ecc?

Sbrigatevi, tra un po' si comincia!!!

sabato 19 giugno 2010

BENVENUTI!

Cari ragazzi di IIIE,
BENVENUTI nel blog unlibroperamico, appositamente creato per voi!

Questo spazio vuole essere un luogo libero di espressione delle proprie idee, di dialogo, di confronto sui libri che ci accompagneranno quest'estate.

Spero che scrivere qui possa essere per tutti un'occasione nuova, liberante, un modo diverso e più divertente di parlare, analizzare, discutere di libri.

Vi aspetto numerosi!

Elisa Carrà