venerdì 9 settembre 2011

A confronto su L'isola di Arturo

Per discutere e confrontarci sul secondo romanzo di Elsa Morante, L'isola di Arturo, Premio Strega 1957, potremmo concentrarci attorno al percorso di formazione del protagonista:

- Come Arturo diventa grande, diventa uomo?
- Quali sono le esperienze che lo fanno diventare grande?
- Cosa significa crescere per Arturo?
- Cosa conquista e cosa perde nel suo percorso di formazione?


Si tratta solo di spunti per aiutarvi a elaborare il vostro post. Se preferite, muovetevi pure con libertà, raccontando quello che di questo libro vi ha più colpito.

"Allora i miei occhi e i miei pensieri lasciavano il cielo con dispetto, riandando a posarsi sul mare, il quale, appena io lo riguardavo, palpitava verso di me, come un innamorato. Là disteso, nero e pieno di lusinghe, esso mi ripeteva che anche lui, non meno dello stellato, era grande e fantastico, e possedeva territori che non si potevano contare, diversi uno dall'altro, come centomila pianeti! Presto, ormai, per me, incomincerebbe finalmente l'età desiderata in cui non sarei più un ragazzino, ma un uomo; e lui il mare, simile ad un compagno che finora aveva sempre giocato assieme a me e s'era fatto grande assieme a me, mi porterebbe via con lui a conoscere gli oceani, e tutte le altre terre, e tutta la vita!"
Elsa Morante, L'isola di Arturo, Ed.Einaudi, pag.180

Un ragazzo con il nome di una stella... L'isola di Arturo




Re e stella del cielo.


Uno dei miei primi vanti era stato il mio nome. Avevo presto imparato (fu lui, mi sembra, il primo a informartene), che Arturo è una stella: la luce più rapida e radiosa della figura di Boote, nel cielo boreale!E che inoltre questo nome fu portato pure da un re dell'antichità, comandante a una schiera di fedeli: i quali erano tutti eroi, come il loro re stesso, e dal loro re trattati alla pari, come fratelli.



Purtroppo, venni a sapere che questo celebre Arturo re di bretagna non era storia certa, soltanto leggenda; e dunque lo lasciai da parte per altri re più storici (secondo me, le leggende erano cose puerili). Ma un altro motivo, tuttavia, bastava lo stesso a dare, per me, un valore araldico al nome Arturo: e cioè, che a destinarmi questo nome (pur ignorandone, credo, i simboli titolati), era stata, così seppi, mia madre. La quale, in se stessa, non era altro che una femminella analfabeta; ma più che una sovrana, per me...




Così inizia il romanzo "L'isola di Arturo" di Elsa Morante, storia di un ragazzo dal nome di stella che vive in un'isola, tra spiagge e scogliere, immerso in sogni fantastici. Non si preoccupa nè di vestiti, nè di cibi, viene allevato con latte di capra. La vita gli appare come promessa di imprese e di libertà piena. Nel ricordo recupera il suo percorso di formazione, dalla solitudine alla scoperta della vita: le esperienze dell'amore, del dolore, dell'amicizia, della disperazione.



Ma dove siete...?

Cari ragazzi,
DOVE SIETE? PERCHE' NON INTERVENITE? La discussione sul libro di Rigoni Stern è aperta da 15 giorni e solo una persona ha inserito il suo commento. Cosa succede?


Ipotesi A: Siete in una bellissima isola deserta e non potete connettervi a internet.
Ipotesi B: Siete impegnati a lavorare o a studiare (!) tutto il giorno e non avete un minuto di tempo.
Ipotesi C: vi hanno rubato il libro.

Ringrazio moltissimo Valeria, per aver sfidato il silenzio e aver elaborato un commento rispondente alla traccia, personale, approfondito, ricco di riferimenti ai testi.


Forza ragazzi, avete ancora qualche giorno, aspetto di leggere anche voi!






Elisa Carrà

sabato 27 agosto 2011

Tra memoria e natura, suggestioni sul romanzo...



Per confrontarci sul romanzo Storia di Tonle di Mario Rigoni Stern, vi suggerisco di leggere bene i post precedenti di introduzione all'autore e alla sua opera, oltrechè di approfondire anche su altri siti aspetti della produzione dello scrittore e altre recensioni sull'opera letta.


Per elaborare i vostri commenti, vi chiedo questa volta di non riassumere il libro, che tra l'altro trovate già sintetizzato nella recensione, ma di soffermarvi su questi due aspetti, che sono anche i punti dell'analisi che dovrete svolgere e consegnare all'inizio della scuola (lo ricordo!:-)):

- Quali sentimenti, stati d'animo caratterizzano Tonle nella sua "odissea"?
- Come si evidenzia nel romanzo e nel personaggio il tema/esperienza della memoria?
- Come si rivela, che volti assume nel romanzo il tema della natura?


Per ciascuno dei punti sopra suggeriti, vi propongo di compiere la vostra analisi a partire da passi precisi del romanzo relativi a ciascuno di essi, che vi hanno più colpito e che ritenete significativi rispetto ai tre temi. Vi chiedo di riportare nei post qualche riga di ciscun passo scelto e di procedere poi all'analisi. Questo metodo di lavoro vi aiuterà a essere più rigorosi e più fedeli al romanzo nelle vostre considerazioni. Spero di essermi spiegata e che le consegne siano chiare. Invito i ragazzi che non si sono ancora fatti sentire, a intervenire quanto prima!



I post vanno inseriti qui di seguito.



Forza ragazzi, cominciamo a confrontarci su un autore che non smette di regalarci occasioni di sosta, di memoria, di stupore...





Storia di Tonle, odissea di un uomo...



Per introdurre il libro, lasciamoci guidare da una delle tante recensioni presenti nella rete.



Dal sito http://www.italica.rai.it/:

Pubblicato nel 1978, "La storia di Tönle” conferma la capacità di Mario Rigoni Stern di narrare con immediatezza e semplicità, traendo spunto dalla propria esperienza autobiografica. Ancora una volta, al centro del racconto sono le montagne dell’altopiano d’Asiago, mondo della memoria e della natura che impronta tutta l’opera dell’autore. Tönle Bintarn è un contadino veneto, pastore e contrabbandiere. La sua storia è quella di una persona costantemente in fuga: un'odissea che, tra la fine dell'Ottocento e la Prima Guerra Mondiale, lo getta per caso nei grandi eventi della Storia. La battaglia di Tönle è quella per la sopravvivenza, la propria e quella della civiltà cui sente d’appartenere. Mentre l’impero austro – ungarico sta per cadere, la vita nelle montagne della zona è dura, scandita dalla fame, dalla povertà e dalla fatica, e il contrabbando è un mestiere come un altro; ma Tönle ha ferito una guardia della Finanza Regia, ed è costretto a fuggire. Nel suo esilio per ogni dove, guadagnandosi il pane come può, l’uomo resta legato alle proprie radici, agli odori e ai sapori della propria terra, ai colori dell’altopiano, ai prati erbosi ed alle montagne innevate. E’ il ricordo di quella vita che consente a Tönle di sopravvivere, pure alla follia della guerra che lo travolge col suo spettacolo infernale di violenza e ingiustizia. Il suo universo è la sua forza interiore. E’ il ricordo delle silenziose giornate invernali trascorse al caldo del camino con il profumo della sua pipa, il ricordo delle foglie rosse d’autunno, dei pascoli, a salvare Tönle dalla disperazione, a cancellare il ricordo di morte e distruzione e sangue persino nel campo di concentramento di Katzenau. Da qui, si vedono le montagne innevate ad ovest di Linz; da qui Tönle imboccherà la strada dei pastori, per un lungo viaggio di ritorno.

"Sono uno che racconta storie che ha vissuto..."




“Sono uno che racconta storie che ha vissuto, o che ha sentito raccontare”.
Così diceva Mario Rigoni Stern in un’intervista, a proposito della sua attività di scrittore.
Da Il Sergente nella neve, suo romanzo d’esordio, pubblicato nel 1953, racconto autobiografico della sua esperienza di sergente degli Alpini nella ritirata di Russia durante la seconda guerra mondiale, ai successivi, Il bosco degli Urogalli (1962), Uomini, boschi e api (1980), Le stagioni di Giacomo (1995), Aspettando l’alba e altri racconti (2004), Stagioni (2006) , e altri ancora, la narrativa dello scrittore si caratterizza per il tema autobiografico, ripercorso attraverso l’esperienza della memoria e collocato nello sfondo di una natura viva.

Memoria come percorso mai concluso di recupero delle proprie origini, della propria gente, della propria terra. Ma memoria anche come sforzo doloroso di ricordo della guerra, del lager, del difficile ritorno a casa, memoria come necessità di raccontare ad altri gli snodi più intensi della propria esistenza.

Natura come rapporto vivo con le proprie montagne, come luogo conosciuto nelle sue pieghe, amato, atteso, con i suoi paesaggi, i suoi mutamenti, l’avvicendarsi delle stagioni, i suoi rumori e suoi silenzi, le sue luci e le sue ombre. Una natura che è soprattutto l’Altopiano di Asiago, quello della giovinezza dello scrittore, prima che la guerra e la modernità cambiassero ogni cosa.

« Domando tante volte alla gente: avete mai assistito a un’alba sulle montagne? Salire la montagna quando è ancora buio e aspettare il sorgere del sole. È uno spettacolo che nessun altro mezzo creato dall’uomo vi può dare, questo spettacolo della natura. »
(Ritratti: Mario Rigoni Stern di Carlo Mazzacurati e Marco Paolini)



Mario Rigoni Stern: alla scoperta di un autore delle nostre terre...


Mario Rigoni Stern, nato ad Asiago nel 1921, trascorre l’infanzia tra le sue amate montagne.
A 17 anni si arruola volontario alla Scuola Centrale Militare di Alpinismo, poi combatte come alpino al tempo dell'entrata in guerra dell'Italia al confine della Francia, poi in Albania, Grecia, Russia dove vive la grande tragedia della ritirata.

Catturato dai tedeschi nel 1943, vive l’esperienza del campo di concentramento a Honestein, rifiutandosi di ottenere la libertà in cambio dell’arruolamento nelle forze armate della Repubblica sociale italiana.

Durante l’avanzata dell’Armata Rossa verso la Germania, il campo viene liberato e Rigoni Stern torna a casa a piedi nel Maggio del 1945. Partecipa alla campagna di Russia, dove si distingue per il coraggio, per l’impegno militare, per gli interventi a favore dei civili che si trovavano in difficili condizioni.

Conclusa la guerra, Rigoni Stern torna ad Asiago, dove rimane fino all’anno della morte avvenuta nel 2008. Nel 1946 si sposa con Anna, da cui ha tre figli. Viene assunto presso l’Ufficio imposte del catasto del suo comune, incarico che mantiene fino al 1970. Da quel momento si dedica in pieno all’attività di scrittore.

Assecondando il suo volere, durante la malattia che lo condusse alla morte, non fu ricoverato in ospedale. Chiese ai figli, prima della morte, di rivedere i luoghi dell’Altopiano a lui più cari: Vezzena e Marcesina. Secondo la sua volontà, la notizia della morte venne data a funerali celebrati. Volle essere sepolto nudo sulla nuda terra, sotto ad una semplice croce di legno d’abete, per condividere fino alla fine e per sempre la condizione dei tanti soldati caduti sull’Altopiano durante la Grande Guerra.

Al via con il terzo libro!





Cari ragazzi,


l'estate e le vacanze si stanno concludendo, spero che per tutti siano state positive!


Ringrazio di cuore tutti quelli che sono intervenuti, per le stimolanti considerazioni sui libri letti, in particolari i compagni che si sono lasciati provocare personalmente dai romanzi e che sono riusciti a elaborare dei commenti davvero completi e critici.




Sollecito anche tutti quelli che ancora non si sono fatti sentire, forza ragazzi, è ora di affrettarsi...!


Di seguito troverete una serie di post di introduzione al terzo libro, Storia di Tonle di Mario Rigoni Stern.




Spero che vi sia piaciuto un po' più del precedente e che interveniate numerosi!




Un caro saluto


Elisa Carrà











domenica 31 luglio 2011

Viaggiando fuori e dentro di noi...


Anche noi, forse, in questi giorni siamo in viaggio verso qualche meta delle nostre vacanze, o andremo nei prossimi giorni, o siamo da poco tornati. Le vacanze sono un tempo speciale per riscoprire cosa significhi lasciare i propri luoghi e partire verso altre direzioni.


Viaggiare significa scoprire posti nuovi, incontrare, intrecciare relazioni, scorgere nuove bellezze, ma anche stare con noi stessi e riappropriarci di ciò che ci abita dentro...



Con questa esperienza nell'animo, che penso sia nota a tutti, ci apprestiamo a commentare e a discutere la storia del viaggio narrata da Elio Vittorini in Conversazione in Sicilia.



Solo qualche spunto per avviare la discussione:


  • Quali sono gli incontri più significativi che il protagonista vive tornando in Sicilia?


  • Quale relazione il romanzo lascia emergere di Salvatore con la madre e quale con il padre?


  • Con quali stati d'animo inizia il viaggio e con quali altri lo conclude e torna al Nord?


  • Che significato/i assume il viaggio compiuto da Salvatore?


  • Che immagine trapela della Sicilia dal romanzo?


  • Quali possibili interpretazioni si possono dare al romanzo? (Per rispondere a questa domanda potete/dovete consultare qualche sito e leggere qualche analisi critica).

Ricordo a tutti che le domande sono solo degli spunti per facilitare i vostri commenti, ma che potete sentirvi liberi nell'esprimere le vostre considerazioni.


I post sul libro vanno inseriti qui di seguito. Chiedo a tutti di firmarsi in modo chiaro, gli pseudonimi non consentono di capire chi è l'autore dei vari contributi.



Infine, ricordo che potete continaure a inserire i vostri post anche per gli altri libri. Le discussioni rimangono aperte!



Forza ragazzi, vi attendo numerosi!



La foto è stata attinta dal sito www.fuggire.it







Conversazione in Sicilia... Storia di un viaggio alla ri-scoperta di sè

"Io ero, quell'inverno, in preda ad astratti furori. Non dirò quali, non di questo mi sono messo a raccontare. Ma bisogna dica ch'erano astratti, non eroici, non vivi; furori in qualche modo per il genere umano perduto. Da molto tempo questo, ed ero col capo chino. Vedevo manifesti di giornali squillanti e chinavo il capo; vedevo amici, per un'ora, due ore, e stavo con loro senza dire una parola, chinavo il capo; e avevo una ragazza o moglie che mi apsettava, ma anche con lei chinavo il capo. Pioveva intanto e passavano i giorni, i mesi, e io avevo le scarpe rotte, l'acqua che mi entrava nelle scarpe, e non vi era più altro che questo: pioggia, massacri sui manifesti dei giornali, e acqua nelle mie scarpe rotte, muti amici, la vita in me come un sordo sogno, e non speranza, quiete.
Questo era il terribile: la quiete nella non speranza..."

Così inizia Conversazione in Sicilia di Elio Vittorini, romanzo, secondo la critica, tra l'onirico e l'allegorico, uscito dapprima a puntate nella rivista Letteratura nel 1938-39, poi pubblicato in volume unico con il titolo Nome e lacrime, infine uscito per la casa editrice Bompiani nel 1941 titolato Conversazione in Sicilia. Un inizio che ci narra di uno stato d'animo, quello della quiete, nel contesto di una non speranza, una quiete che assume il volto della passività, della rassegnazione, di un sordo sogno...

Poi un giorno l'arrivo di una lettera a Silvestro Ferrauto, protagonista del romanzo, una lettera del padre che gli comunica di aver lasciato la madre per andare a vivere con un'altra donna a Venezia. Di qui la decisione di Silvestro di tornare in Sicilia, terra natia lasciata a 15 anni per recarsi nel Nord in cerca di lavoro. Di qui l'inizio di un viaggio, fitto di incontri, di conversazioni, di dolori rinnovati, di nuove consapevolezze. Di qui la decisione finale di ripartire, di ritornare...

Al via con il secondo libro e con il secondo autore: Elio Vittorini!



Prima di aprire la discussione del secondo libro, vi invito ad andare a leggervi i due post che ho inserito nel blog nell'agosto del 2010 su Elio Vittorini. Potrete farvi un'idea del percorso biografico e della produzione di questo scrittore del '900. Vi invito anche a leggere i post dedicati alla presentazione de Il garofano rosso, assegnato alla classe terza dell'anno scorso, e magari a divertirvi a leggere un po' di commenti inseriti dai ragazzi.


Buona lettura e buona scoperta dell'autore!!!



Riprendiamo il filo...

Cari ragazzi,
ci risentiamo dopo molto tempo, quasi un mese dall'apertura della discussione del primo libro.
Non mi sono dimenticata di voi, nè del blog... Forse qualcuno l'avrà pensato! Anzi, vi ho seguito quasi quotidianamente, leggendo con molta attenzione i vostri interventi e i vostri contributi. Non mi sono fatta più sentire perchè ho avuto parecchie difficoltà a entrare nel blog e per sopraggiunti, grossi impegni personali. Ma ora è quasi tutto sistemato, perciò possiamo riprendere il filo del discorso... Spero che, nel frattempo, abbiate o stiate leggendo gli altri libri e che anche chi non ha ancora inserito il suo commento su I cani e i lupi si sbrighi...
Avete visto che bella foto ho inserito e che belli che siete?
A presto!
Elisa Carrà

domenica 26 giugno 2011

Spunti per cominciare a confrontarsi sul libro...

Quando un libro ci prende e ci appassiona, sentiamo forte il desiderio di raccontarlo ad altri, di parlarne con altri... Spero che anche per voi sia così, con I cani e i lupi.


Vi propongo solo qualche spunto per cominciare a discutere del libro. Muovetevi con libertà, comunicando anche pensieri, suggestioni, emozioni che il libro è riuscito a donarvi, al di là della scaletta di domande:





  • Il romanzo è costruito attraverso una struttura binaria. Come e dove si evidenzia, a vostro parere, tale tratto?

  • Quali caratteristiche presenta il personaggio di Harry?

  • E quello di Ada? Come cambia Ada nel corso del romanzo, quale percorso compie?

  • Qual sfondo storico e quale realtà sociale il romanzo lascia emergere?

  • Quali significati e volti assume il tema dell'amore nel romanzo?

  • Quale significato riveste l'arte per i personaggi e nel romanzo intero?


Ricordatevi di postare i vostri commenti di seguito a questo.


Buona lettura, intanto...

Al via il primo libro!



Come avrete visto dall'elenco dei libri proposti, il primo è già stato presentato e discusso in questo blog la scorsa estate. E' un libro così bello, di un'autrice così brava, un vero caso editoriale da non perdere, che ho voluto riproporlo anche quest'anno. Si tratta de I cani e i lupi di Irène Némirovsky (nella foto a destra a 25 anni).


Perciò non ripeto la presentazione dell'autrice e del libro che, invece, invito a leggere nei post dello scorso anno con questi titoli: "Cominciamo con la Némirovsky...un caso editoriale" del 27 Giugno; "Elementi di ambiguità in Irène Némirovsky", "I cani e i lupi", "La parola a voi", "Per approfondire", tutti postati nel luglio 2010.

Consiglio di non leggere subito i commenti dei ragazzi dello scorso anno, per non essere influenzati nella lettura del libro e per non scoprire già tutto subito... Magari fatelo dopo che avete scritto il vostro.

Bene, cominciate a cercare i link segnalati e a conoscere un po' da vicino questa straordinaria scrittrice...

I libri dell'estate 2011



I libri che vi propongo di leggere quest'estate 2011 sono:




  • Irène Némirovsky, I cani e i lupi

  • Elio Vittorini, Conversazione in Sicilia

  • Mario Rigoni Stern, Storia di Tonle

  • Elsa Morante,L'isola di Arturo

  • Italo Calvino, Il visconte dimezzato

Sono romanzi contemporanei legati dal tema del viaggio, della memoria, del rapporto con la natura, della ricerca della propria identità. Spero che, almeno qualcuno, vi possa piacere e appassionare.

Fate presto a procurarveli e ricordate di registrarvi nel blog prima di intervenire.

A presto!
Elisa Carrà

Benvenuti!



Carissimi Riccardo, Michele, Anna, Federico, Valeria, Giacomo, Elisa, Andrea, Nicolas, Davide, Chiara, Massimiliano, Giacomo, Ettore, Alessandro, Tommaso e Davide della IIIE 2011

BENVENUTI nel BLOG letterario che quest'estate si apre anche a voi!

Spero che sia per tutti uno spazio libero di confronto, di dibattito, di ricerca, di espressione di sè e della propria esperienza di lettura.

Una navigazione solitaria ma anche in compagnia, in un pezzo di mare della letteratura contemporanea...


Vi aspetto numerosi e propositivi!

A tutti buon viaggio!

Elisa Carrà

sabato 23 aprile 2011

Intorno ad Artemisia...

Numerosi i siti che presentano il libro La passione di Artemisia, la storia di questa pittrice, le sue opere.

Per chi volesse approfondire, consiglio di collegarsi a questi link:







Buone letture e scoperte!

Qualche spunto per discutere...

Ambientato negli scenari della Firenze, Roma, Napoli seicentesche, popolato da personaggi storici come Cosimo de' Medici e Galileo, il libro racconta la storia di Artemisia Gentileschi, prima grande pittrice celebrata e riconosciuta nella storia dell'arte, donne che, in un mondo ostile alle donne, riuscì ad imporre strenuamente la sua arte e a difendere la sua visione dell'amore e della vita.



Il romanzo appartiene al genere del romanzo storico, iniziato in Italia nella prima metà del '900, grazie all'opera di Anna Banti, che nel 1947 pubblica un romanzo proprio su Artemisia. Dopo la Banti, il romazo storico al femminile diventerà un genere molto diffuso e numerose saranno, fino ai nostri giorni, le ricostruzioni su Artemisia. La ricostruzione di Susan Vreeland, scrittrice neworkese vivente, si distingue per la scorrevolezza dello stile e delle immagini.



Per avviare la discussione propongo di riflettere su questi temi:


  • Modalità, conseguenze e significati del processo di stupro a cui la Gentileschi si sottopose per aver accusato un frequentatore della bottega d'arte del padre di averla violentata.

  • Il rapporto di Artemisia con il padre.

  • La passione per l'arte.

  • La sua coscienza di donna, le prove, le solitudini, i viaggi, i desideri, la forza d'animo.

  • L'accesso all'Accademia.

  • Il rapporto con il marito Pietro, la sua incapacità di accettare il successo della moglie.

  • Il rapporto con la figlia Palmira: relazione al femminile, madre/figlia che attraversa tutto il romanzo, chiave di lettura interessante attraverso cui leggerlo.

  • Il modo del romanzo: gli altri uomini e le altre donne.

    Invito tutti a esprimersi sul romanzo, di seguito a questo post. Chiedo a Marco di inserire qui di seguito i suoi due simpatici commenti :-)



Artemisia, una donna appassionata...

Dalla seconda di copertina...

"Quattordici maggio 1612". Nella sala di Tor di Nona, il tribunale papale, il notaio, un ometto avvolto di rosso porpora scuro, borbotta scrivendo con la sua penna d'oca. Due mesi, e per la prima volta non ha dipinta sulla faccia un'espressione annoiata, poiché oggi è l'atteso giorno del giudizio. Tra poco, l'Illustrissimo Signore Hieronimo Felicio, luogotenente di Roma e inquisitore di Sua Santità, farà il suo ingresso nella sala, si sistemerà sul suo alto scranno, si accomoderà la veste scarlatta in modo da sembrare più imponente e interrogherà la donna, la giovane artista per la quale mezza Roma è accorsa nelle sinistre aule dell'Inquisizione, mentre l'"assistente di tortura" le stringerà le ruvide corde della sibilla attorno alle dita.
Tra poco si saprà se corrispondono al vero le parole della denunzia che il padre della giovane ha sporto presso il papa Paolo V, parole che sono risuonate a lungo in ogni angolo della Città eterna e rimbombano ora nella mente di ognuno nell'umida e scura sala di Tor di Nona: "Agostino Tassi ha deflorato mia figlia Artemisia e l'ha forzata a ripetuti atti carnali, dannosi anche per me, Orazio Gentileschi, pittore e cittadino di Roma, povero querelante, tanto che non ho potuto ricavare il giusto guadagno dal suo talento di pittrice".
Appoggiato sul gomito, la barba e i capelli neri folti, in viso il colore e la durezza di una scultura di bronzo, l'accusato, amico fraterno fino a qualche tempo fa di Orazio Gentileschi, siede di fronte alla sua vittima e non cessa per un istante di fissarla con aria sprezzante… Ambientato negli splendidi scenari della Firenze, Roma e Napoli seicentesche, popolato di personaggi storici come Cosimo de' Medici e Galileo, e arricchito di preziose descrizioni dell'ambiente artistico del XVII secolo, La passione di Artemisia narra della straordinaria avventura della prima grande pittrice celebrata e riconosciuta nella storia dell'arte: Artemisia Gentileschi, la donna che, in un mondo ostile alle donne, riuscì a imporre la sua arte e a difendere strenuamente la sua visione dell'amore e della vita.
Dramma dell'amore, della passione e dell'odio irrefrenabile, l'opera non è soltanto il romanzo di una donna che infranse tutte le regole del tempo per affermare la propria libertà, ma anche un'esplorazione, meravigliosamente scritta, del XVII secolo e del potere dell'arte.

Riprendiamo a discutere...

Cari ragazzi,
mentre immagino stiate assaporando le vacanze di Pasqua, vi raggiungo per invitarvi a discutere e a dire la vostra sul libro che ci siamo impegnati, da circa un mese, a leggere:


La passione di Artemisia di Susan Vreeland, Edizione Neri Pozza.

Ricordo per tutti alcune note tecniche, perchè da quest'estate di tempo ne è passato...

Ciascuno è invitato a intervenire nel blog, di seguito al prossimo post di presentazione del libro, con un suo commento sul libro stesso o su di un aspetto che l'ha particolarmente colpito. Gli stimoli alla discussione che vi propongo sono solo spunti, ciscuno è libero di muoversi come più gli piace e secondo quello che il libro gli ha suggerito. E' importante, però, leggere i post dei compagni e seguire, il più possibile, il filo della discussione, come se essa avvenisse in presenza, oltrechè esprimersi in totale libertà.
Vogliamo provare, anzi riprovare? Sono sicura che, come quest'estate, i vostri commenti e le vostre riflessioni supereranno ogni previsione in quanto a ricchezza, profondità, significatività...!

Vi aspetto numerosi!


Buona Pasqua a tutti


Elisa Carrà